giovedì 14 maggio 2015

Niente bombe. Solo efficacia ed efficienza nella gestione delle migrazioni


Io sono per D’annunzio.
Mi è sempre piaciuto, non solo come poeta ma anche come uomo impegnato direttamente nella politica e nella società .
Chi non ricorda l’idea e la successiva realizzazione del Volo su Vienna del 9 agosto 1918?
Ed il testo del famoso volantino (anche se non lo scrisse lui)?
Ve lo ricordate? Ecco la prima parte:

VIENNESI!
Imparate a conoscere gli italiani.
Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà.
 
Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
 
Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco testardo crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre d'odio e d'illusioni.

Da questo vorrei partire per spiegare il mio concetto che le bombe non servono, non sono necessarie.
Serve, viceversa, una politica della comunicazione, diretta efficace ed efficiente.
 
Si comunica in tanti modi: con le parole, con il corpo, con i fatti.
Ecco in breve la mia idea politica di comunicazione ai profughi e potenziali immigrati in Europa.

Si parti dall’Onu., e precisamente dall’UNHCR che è la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore.

Lavora in 123 paesi del mondo e si occupa di oltre 40 milioni di persone.

Oggi l'UNHCR di Roma rappresenta la regione sud europea con interventi su Cipro, Grecia, Santa Sede, malta, Portogallo, san Marino, e Spagna.
Al fine di assistere i governi a trovare soluzioni ai flussi migratori  in maniera pratica e coerente, l’UNHCR ha iniziato a mettere in pratica il 10-Point Plan che individua aree chiave dove è necessario intervenire per gestire le migrazioni miste nei paesi di origine, di transito e di destinazione.
Quindi, credo sia opportuno potenziare il 10-Point Plan nell’area del Mediterraneo.

Potenziarla nei paesi di origine anche con funzionari dell’Unione Europea per la gestione diretta delle domande  d’ingresso nei paesi di origine.

Domande corredate da una serie di elementi indispensabili per l’identificazione immediata e successiva negli anni del richiedente (dna, parametri familiari, zona di provenienza, titoli di studio, verifiche penali, verifiche sanitarie, etc.etc.) .

Se il richiedente ottiene il visto d’ingresso in Europa, potrà prendere qualsiasi mezzo.

Se il richiedente non ottiene il visto d’ingresso in Europa, il suo profilo già inserito nel database generale sezione “rifiutato” non potrà accedervi e se vi accede commetterà un reato, punibile immediatamente e pena da scontare in un carcere di un paese dell’Unione Europa (non solo in Italia).

La prova sarà il suo Dna.
 
Le persone vedono una struttura, anche difesa militarmente, di natura internazionale ad alta valenza tecnologica che rappresenta la prima barriera comunicativa per far capire che a nessuno è negato di provare a richiedere lo status di “rifugiato” ma nello stesso tempo in grado di dimostare di essere integerrimi verso chi crede di arrivare in una nuova comunità, come quella europea, e comportarsi in maniera non rispettosa delle leggi e delle consuetudini del paese ospitante.

Molti si comportano da delinquenti perché sanno che in Italia ci sono lacune legislative, una burocrazia colabrodo inefficace ed inefficiente, organizzazioni di solidarietà in mano a clan malivitosi ed incapaci della più minima espressione d’accoglienza (lingua parlata), della possibilità di attraversare sicuri la rete a maglie larghe dei controlli sul territorio.

Credo che quello che ho pensato e scritto possa dare un brutto colpo non solo agli scafisti ma anche a chi lucra in Italia sui rifugiati e sugli immigrati clandestini.

A far diminuire il peso strategico ed economico dell'Italia. E far diventare l'Italia un paese che come fu scritto sul volantino di Vienna:  

noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne.
 
Le bombe non servono.
Serve serietà ed efficacia comunicativa diretta: mi fai domanda al paese tuo o da quello di partenza. Se sei accetto, vieni pure.

Se non sei accettato, non provare ad entrare in maniera clandestina.
Se ci provi e ti va bene, non ti far trovare in Europa,  perché ti mettiano in cella e buttiamo le chiavi. Terminata la pena, rientri nel tuo paese.


Riccardo Cacelli

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