martedì 19 maggio 2015

I numeri dell'immigrazione in Italia. Per elaborare soluzioni politiche è necessario conoscerli


Prima di parlare degli aspetti politici sociali ed economici relativi ad un problema è doveroso conoscere i dati ufficiali e veri.

Solo dopo possiamo trarre conclusioni politiche.
La crociata anti-immigrazione, condotta con energia e sistematicità da molti movimenti e partiti politici, anche grazie ai media, sta facendo sempre più proseliti nel paese, soprattutto tra gli strati popolari, ma la verità è un’altra.

Ho cercato i numeri sull'immigrazione. 
Li ho trovati. 
Ed ho avuto una sorpresa: la realtà, suffragata dai numeri, è diversa dalla propaganda in cui molti miei amici e connazionali sono caduti.

Vediamo i numeri.

Gli immigrati sono indispensabili all’economia italiana, come tutti gli studi seri hanno evidenziato in questi anni. 

Stime recenti ci dicono che gli immigrati regolari in Italia sono all’incirca 5 milioni, l’8% dell’intera popolazione.

Producono l’11% della ricchezza nazionale e dichiarano al fisco circa 37 miliardi l’anno.

Il 60% di essi vive e lavora al Nord, il 25% nelle regioni centrali e solo il 15% al Sud.

Lavorano nelle case degli italiani, nei loro fondi, nelle loro fabbriche.

Altri, una minoranza, producono reddito e gettito per l’erario col proprio lavoro autonomo.

La concentrazione maggiore di lavoratori stranieri, prevalentemente di origine extracomunitaria, si ha nell’industria, circa il 37%, comparto alberghiero e della ristorazione (con il 14,5%), agricoltura (con il 13%), servizi alle famiglie (è stimata una presenza pari al 3,3%).

Nel settore delle costruzioni, invece, la presenza di stranieri è ormai più del doppio di quella degli italiani.

Partita Iva: è l’8% dell’intera popolazione di immigrati regolari.

La somma di gettito fiscale e contributivo riconducibile al lavoro degli immigrati in Italia ammonta a 16,5 miliardi di euro, a fronte di una spesa pubblica complessiva “legata agli stranieri” di 12,6 miliardi di euro (l’1,57% della spesa pubblica totale

Nella maggior parte dei casi, gli immigrati svolgono lavori che non corrispondono ai propri livelli di istruzione: circa cinque occupati stranieri ogni dieci sono in possesso di un titolo di studio pari ad almeno un diploma, ma generalmente il proprio impiego afferisce a settori in cui è richiesto quasi esclusivamente il lavoro manuale.

Attualmente si stima che in Italia le badanti (ed i badanti) straniere siano circa 1 milione. A seconda dei casi, il loro stipendio varia dai 700 ai 1.000 euro mensili, meno della metà, per lo più, di quanto le famiglie sarebbero costrette a pagare per tenere i propri congiunti non autosufficienti in strutture private, ospizi o case di cura.
Solo un terzo di queste lavoratrici beneficia di un regolare contratto, il resto è lavoro nero.

L’età media della popolazione italiana è di circa 42 anni contro i 30 dei cittadini stranieri. I pensionati in Italia sono circa 10 milioni e mezzo. Tenuto conto che la popolazione italiana, al netto degli stranieri, è di 55 milioni di abitanti, il rapporto attuale tra pensionati e popolazione totale è di 1 a 5.

Su un numero totale di immigrati di circa 5 milioni, le pensioni di anzianità dagli stessi percepite sono circa 240 mila: un rapporto di 1 a 25.

È facile comprendere, in base a questi dati, che le pensioni degli italiani saranno sempre più appese al lavoro degli immigrati, che versano a titolo di contributi nelle casse dell’Inps più di 8 miliardi all’anno.

Come per i contributi dei lavoratori precari italiani, affluenti nel fondo Gestione Separata, nondimeno, questi soldi sono indispensabili alla sostenibilità del sistema, ma non serviranno, se non per una minima parte, a garantire una pensione a chi li ha sborsati.

Ad oggi, si stima che le case in affitto per gli stranieri siano più di 600mila in tutta Italia, la maggior parte concentrate al Nord.

Circa l’80% delle famiglie immigrate condivide l’alloggio con uno o più nuclei e soltanto il 21,8% delle famiglie occupa un appartamento singolarmente.

L’evasione fiscale in questo ambito, come si può facilmente immaginare, è di notevoli proporzioni: tra affitti in nero o contratti registrati a cifre inferiori, oltre 3 miliardi e mezzo di euro all’anno di imponibile sfugge regolarmente al fisco.

Il canone medio dichiarato oscilla tra le 700 e le 1.000 euro mensili, ma si stima che, generalmente, esso è più alto di quello ordinario finanche del 50%.

Si stima che solo il 15% degli immigrati abbia un contratto di locazione regolare.

Livelli di sfruttamento cui i lavoratori immigrati sono sottoposti, generalmente in ogni ambito economico e produttivo.

Comparto agroalimentare, parliamo di una popolazione lavorativa di circa 300mila persone in tutta Italia, di cui una parte considerevole è costretta a lavorare per 2-3 euro all’ora per 12-14 ore al giorno.

Le famiglie straniere che nel nostro paese vivono al di sotto della soglia di povertà sono il 33,9%, contro il 12,4% delle famiglie italiane, con un reddito medio annuo inferiore della metà a quello di quest’ultime.

Tutti gli studi effettuati negli ultimi 15 anni dimostrano che il cosiddetto “tasso di criminalità” fra gli immigrati regolari è pressoché uguale a quello che si riscontra nella popolazione italiana, l’1,40 contro l’1,23%.


Gli immigrati delinquono nella stessa misura degli italiani.

Secondo un’indagine dell’Istat di qualche anno fa, il 90% degli stupri che si consumano annualmente nel nostro paese sono compiuti da italiani.

Per tutti gli altri reati di maggiore allarme sociale, a cominciare dalle varie tipologie di furto, negli ultimi anni si è avuto un calo considerevole delle denunce a carico di immigrati, regolari o irregolari che fossero (-31%).

Stando ad una ricerca recente dell’Idos, comunque, tra il 2004 e il 2012 le denunce contro gli italiani sono passate da 467.345 a 642.992, mentre quelle a carico degli stranieri hanno fatto registrare un aumento minore, da 224.515 a 290.902, in termini percentuali +37,6% contro +29,6%.

Su tutto, in ogni caso, un dato inequivocabile: il tasso di criminalità degli stranieri è inversamente proporzionale a quello del numero di permessi che vengono rilasciati. 

Più alto è il numero dei soggiornanti regolari, più basso è il numero dei delitti che vengono commessi.

Un’analisi dei flussi migratori degli ultimi anni dimostra come la questione stia in termini assolutamente diversa da come si crede.

Punto primo: l’Italia non è la meta preferita dei migranti. Secondo un recente rapporto dell’Istat, negli ultimi cinque anni i nuovi arrivi sono diminuiti del 41,3%.

A questo dato va aggiunto quello relativo al numero di immigrati che ogni anno lasciano il nostro paese per altre mete europee (Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, prevalentemente): si è passati dai 51mila del 2007 ai 126mila del 2013. In media siamo in presenza di un esodo che riguarda, ogni anno, circa 300mila stranieri.

Ora, dopo aver letto questi dati, possiamo formulare una soluzione politica.


Riccardo Cacelli

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